Una domenica qualunque
(08/06/1998)
Ieri mattina, domenica, sul prestino qui a Ferrara è decisamente
coperto ma, dalla videata del Meteosat ho una inaspettata sorpresa, infatti
sulla Toscana, c'è una "macchia" di sereno. Comunque non sono
convinto più di tanto e me la prendo con calma per vedere dalle immagini
successive come evolverà la situazione. Le previsioni erano state date per
pessime, rassegnato mi aspettavo una domenica come le tre precedenti. Tutto
maggio era sfumato in niente.
Verso le nove mi telefona Claudio Tura e gli dico che nella zona di Borgo
sembra esserci sereno, lui controbatte dicendo che già a Bologna era sereno, ma
non mi convince più di tanto, era un discorso solo per invogliarmi a partire,
infatti subito dopo mi invita a raggiungerlo a casa sua per poi andare assieme
nel Mugello, cosa che facciamo abitualmente d'inverno quando non occorre essere
là, ognuno con la propria auto, per eventuali recuperi dopo un fuori campo.
Arriviamo a Borgo poco prima di mezzogiorno, se non altro abbiamo assicurata
qualche ora di sole. Luca Santini, di solito abbastanza pigro, per primo sfila
dal carrello la fusoliera del suo DG300 e incomincia a montare, anche se per
aria non sembra esserci niente o quasi. Va in linea e quando tra i biposti, arriva
il suo turno decolla. Anche io e Claudio montiamo. Sono talmente deconcentrato
dal perdurare di queste situazioni meteo, che ho persino dimenticato la
batteria a casa, prendo quella del Discus di Filippo che oggi essendo di botte
non vola.
Sentiamo Luca per radio e non ci invoglia molto per decollare, ci comunica di
una misera dinamichetta ed di un plafond da speleologo. Una copertura intanto
arriva, ma subito dietro ecco una bella chiazza di sereno, io e Claudio ci
decidiamo, sia come sia, andiamo in volo. In quota c'era una qualche
lenticolare bene definita, ma sicuramente non raggiungibile, comunque, come
avevamo sperato, troviamo quello che basta per passarci un'oretta tra dinamica,
qualche breve salita in termica e qualche cumulo verso la Futa, infatti in
quella direzione sembra essere tutto molto più instabile, ci spostiamo con
prudenza, quasi più chiacchierando che volando, infatti ci scambiamo per radio
tutta una serie di stupidaggini tanto per muovere un po' quel volo. Decolla
anche Adriano che sino a quel momento era stato il più incerto di tutti.
Intanto verso la Calvana, in direzione di Prato si chiude, una bella cellula
temporalesca si sta formando e siccome c'è il detto che "tutte le puttane
ed i temporali vengono da Lucca", ci si aspetta da un momento all'altro
che tutto quel nero tracimi nel Mugello e ci coinvolga direttamente.
Luca fugge verso casa, lo seguono Claudio ed Adriano e quest'ultimo, dopo poco
più di venti minuti di volo si ritrova a terra. Io un po' riluttante li seguo,
dovrei essere l'ultimo in ordine di atterraggio. Arrivo sulla verticale campo
intorno a seicento metri, seguo le varie procedure ed intanto osservo cosa fa
il temporale, che ora non era così minaccioso, come sembrava essere solo
qualche minuto prima, infatti vedo che tende a sfilare nella direzione di
Firenze, lasciando a noi ancora un po' di respiro.
Decido bassettino di tornare verso i costoni dove arrivo a poco più di
cinquecento metri, mi avvicino ed incontro una dinamica debole, debole ed
inizio una serie di otto più per onore di firma che con una vera e propria
volontà di rimanere per aria. Il flusso era veramente tranquillo, senza una
minima turbolenza, il cielo coperto evitava una vera e propria attività
convettiva, di fatto non si saliva, sto per lasciare e tornare sul campo e poi
mi dico: "Ma se fossi ad un centinaio di chilometri da casa cosa farei in
una simile situazione?". Così mi impegno e piano, piano risalgo il
costone, cercando i punti dove le foglie mostravano la faccia inferiore più chiara
rovesciata dal vento.
Raggiungo la cima del trampolino dei deltaplani, diverse persone erano là sullo
spiazzo erboso a godersi il fresco. Inizio a fare qualche puntatina, la gente
comincia a salutarmi e mi invita a ripetere questo spettacolo, passaggi sopra,
poi di fianco, poi di lato, tirata, virata sfogata strettissima con l'ala che
faceva perno su chi da sotto mi guardava. L'aria era veramente calma, saliva
solo quel tanto da consentirmi di ripetere quasi all'infinito queste manovre.
Intanto il temporale era decisamente su Firenze dove poi si è saputo stava
facendo un bel casino, ma prima o poi sarebbe trasbordato, anche se in maniera
oramai non più violenta verso il nostro campo. Sono in volo da quasi due ore e
decido di andare all'atterraggio. Spingo intorno ai duecentocinquanta ed oltre,
invogliato dall'aria che continuava ed essere calma anche in centro valle e
così in un attimo arrivo sul campo entrando da nord ed annunciando
l'attraversamento.
Tiro, mi ritrovo a poco più di quattrocento metri, da terra mi invitano a fare
un passaggio, per radio non rispondo subito, all'atterraggio mi precede il GE,
il nostro Twin Astir, e mentre controllo i suoi movimenti, mi sposto nella zona
base, dove arrivo a circa trecentocinquanta metri e mentre il Twin sta toccando
inizio la discesa veloce, allineandomi gradatamente all'asse pista, livello a
circa dieci metri da terra e percorro così intorno ai duecentotrenta,
duecentoquaranta l'ultimo terzo di pista, davanti ci sono gli alberi, tiro
risalgo poco più di centocinquanta metri, mentre apro il carrello ed inizio una
procedura stretta per l'atterraggio. Finisco di smontare l'aliante e dopo pochi
minuti arrivano le prime gocce di pioggia. Ecco che con un paio di puttanate ho
dato un senso ad una giornata che di volo, come vorremmo, non aveva niente a
che fare.
Poi a casa di Luca al lume di candela, infatti era mancata la corrente,
complice il temporale che fuori tra scrosci violenti e tuoni ora imperava. Ma
questo non ci ha impedito di divorarci, tra goloserie varie, un bel piatto di
pasta ed un roast-beef di un chilo e mezzo cotto all'istante.
Giancarlo Bresciani