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Così ho fatto il guadagno dei tremila

-----di Carlo Bartolini-----

 

Corsivo di Giancarlo Bresciani
Oggi non si decolla presto, qui a Borgo, nella Valle del Mugello, non è la giornata per fare distanza, e non c'è molta spinta ad andare in volo, il vento al suolo è molto forte e sicuramente si deve affrontare tanta turbolenza, con atterraggi e decolli piuttosto movimentati, però ci sono le prospettive per un volo in ogni caso interessante, infatti si stanno concretizzando segni inequivocabili: qualche formazione "pettinata", emerge, ben sopra i cumuli, ma per ora sono fenomeni di breve durata. Tutto sembra solo pulsare, il vento in quota non pare così forte, la massa d'aria, non sufficientemente stabile. Nel tardo pomeriggio ci saranno le condizioni migliori, ma tutto potrebbe anche spegnersi. In questi ultimi anni ben poche occasioni si sono presentate per fare onda…
Vado in volo, nonostante questo quadro meteorologico piuttosto incerto, ma la ricerca e la verifica di quanto sta succedendo, mi attira. So che sarà difficile passare sopra i cumuli, bisognerà avere molta pazienza, cercare di balzare davanti ai cumuli stessi individuando un punto in cui si forma un occhio di sereno, limare gli zerini, in pendio sopravento a questi costoni bianchi limati dal vento… Operazione che deve essere ripetuta varie volte, perché sempre il flusso è disturbato da nuove condensazioni che si sviluppano davanti al punto in cui si è iniziato a salire, il vento è troppo debole. Sotto la base imperversa la turbolenza, la dinamica è veramente sgarbata… Riesco ad ogni modo, abbastanza presto a trovarmi sopra il punto di condensazione, dove una certa dinamica, come previsto, mi sostiene… Niente più scossoni ora sono nella calma di un seppur debolissimo flusso laminare.


Passo così la prima ora sotto i duemila metri con un vento di direzione ovest sud ovest. Questo cielo è di una splendida rara bellezza, voglio salire di più, non tanto per la quota in quanto tale ma, per vedere da diverse angolazioni questa distesa di forme, luci e colori… Troppo bello! E' un vero piacere per gli occhi. Incito gli amici a seguirmi indicando loro la strada e la tattica per passare. Viene in volo per primo Adriano, sì certo le condizioni non sono facili, ma quelle lenticolari, sono inequivocabili… Finalmente, mi stacco dal top dei cumuli, sempre con questo vento da ovest sud ovest, che ora si è deciso a rinforzare… Sono in un vero laminare… Sentirsi "accarezzati" da questo flusso, immersi in questo meraviglioso fluido che è la nostra atmosfera, che ci scorre intorno, mentre si è quasi fermi sui riferimenti a terra, è una sensazione che solo l'aliante può dare... Continuo a passare informazioni a terra. Carlo, mi sembra interessato… Lo invito ripetutamente a salire, ribadendogli che oggi si può fare il guadagno di quota che da tanto tempo sta cercando… Ha tutte le ragioni per essere titubante… La turbolenza… Poi in serata deve partire per Parigi… Riesco finalmente a convincerlo ad affrontare l'inevitabili disagio di un traino difficile e dell'essere sconquassato tra rotori e sottovento. Viene in volo… Ecco il suo racconto:


17 giugno 2001.
A terra il Libeccio soffia a 15 nodi con punte di 20. Verso le 14.30 inizia a formarsi una lenticolare sopra la nostra testa; Giancarlo ed Adriano l'ammirano in volo e mi incitano ad unirmi a loro.

Il traino è prevedibilmente del tipo "montagne russe". Inizio con la dinamica e cerco il laminare su Ronta, dove inizialmente ha fatto quota Adriano. Insieme alle termiche, rotte dal vento, percepisco frammenti di laminare, ma non salgo oltre 1300 m. Dai due spifferi laterali entra freddo: mi accomodo la coperta di Linus sulle spalle a mo' di liseuse.
Adriano si è stancato di tentare il laminare e si abbandona al gioco della dinamica. Questo lo porta verso la pipeline, dove trova un buon valore. Anch'io, subitamente accorso, trovo da salire con medie intorno a 0,5 m/sec ma non vado oltre i 1700 m.
Constato che le coordinate polari che i GPS ci forniscono con riferimento all'aviosuperficie sono assai utili per gli appuntamenti in cielo. Meno bene funziona il riferimento a terra, visto che Adriano scambia Dicomano per Vicchio.
Una volta chiarito il mistero, raggiungo la posizione magica (15 km dalla base, ril. 310°) e a lungo mi muovo avanti e indietro, scendendo anche appena sotto i 1000 m e spesso litigando con gli "incongruenti rotori". Poi finalmente l'aggancio decisivo a 1200 m: salgo i primi 1400 m ad oltre 5 m/sec di media: è un rateo decisamente superiore a quello normalmente fornito dal traino, nella calma assoluta. Sono già al di sopra dei cumuli.
Fino alle 16.00 il vento a 3000 m QFE è da 235° fra i 50 e i 60 km/h. Successivamente il flusso laminare si mantiene benché, secondo Giancarlo, la velocità sia scesa a soli 24 km/h.
L'orizzonte si amplia rapidamente, benché limitato dalle numerose condensazioni e dall'aria brumosa . A NE compare la pineta di Ravenna e più oltre il lattiginoso Adriatico.
A SE si staglia il M. Nerone e vicino si stende la Val Tiberina, densamente popolata. Arezzo appare inusitatamente "aldilà" del Pratomagno e la Val d'Orcia si intravede oltre la Val di Chiana. A SW, l'ultima quinta sono i monti della Corsica. La catena appenninica a NW è tutta dentro le nubi.

Comunico trepidante ai miei compagni d'avventura le tappe dell'irresistibile ascesa. Dopo una pausa a 3100 QFE, riprendo a salire ad un tasso più moderato (circa 1,0 m/sec). A 4000 QNH giudico di avere largamente in pugno il guadagno di quota che inseguivo dall'estate del 1993.
Mentre inizio a sentire un certo stordimento, non so se dovuto all'ipossia o all'emozione, dirigo da sopra Dicomano verso il centro valle e sopratutto verso il sole a 150 km/h. La temperatura esterna, stando ai bollettini meteo-live di Giancarlo dovrebbe essere intorno ai -10: infatti la capottina è, all'interno, velata di ghiaccio. In dieci minuti, scendendo 2000 m a circa 3,3 m/sec giungo fin quasi al Bisenzio: rispetto al terreno sono circa 30 km: la componente di vento contro è quindi pressoché irrilevante (Giancarlo aveva letto bene!), visto che la media al tachimetro, tenuto conto delle correzioni per la densità dell'aria non è certo superiore ai 180 km/h.
Torno indietro passando a sud della Futa e poi sperimento il poderoso sottovento di M. Senario. Atterraggio per la 22 con gran turbolenza in corto finale. Alle 19.50 Fiore mi aspetta alla Stazione per andare all'Air Show: a libidine seguirà libidine.

P.S. Faccio due conti per avere un idea di quanto lavoro è necessario per sollevare un Libelle di 3300 m. La forza peso che agisce sul Libelle è:
300 (massa in Kg) . 10 (g, m/sec) = 3.103 Newton
Il lavoro è:
3.103 Newton . 3,3.103 m = 10.106 Joule
In termini di potenza impiegata, supponendo di effettuare il lavoro in mezz'ora, si ottiene:
10.106 J : 1,8.103 sec = 5,5.103 Watt
cioè una potenza che è circa un ventesimo di quella che sarebbe stata erogata dal traino (150 Hp . 0,746 = 112 Kw) per produrre, nello stesso tempo, un analogo guadagno di quota (a parte il fatto che i nostri aerei a 4.300 QNH, con un aliante al traino, probabilmente non ci arrivano). A commento: dell'energia spesa per trainare un aliante, solo il 5% corrisponde al "lavoro" compiuto per sollevarlo. Il 95%, viceversa, è sprecato in attrito…

Carlo, ci ha regalato, oltre alla descrizione del suo volo, anche questo finale tutto tecnico, sul lavoro che è stato necessario per sollevarlo verso il guadagno di quota dei tremila metri, non ci ha detto però quanto ha bruciato lui…

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