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Raggiunto il fatidico monte non riesco a salire per più di 1800 metri, quota minima di sicurezza con questo vento per poter scavalcare dall'altra parte. Questa so già che sarà la più tecnica e difficile dell'intero volo perché si svolge andando in salita e con pendii non ripidi e non sempre ben orientati e, nonostante l'abbia sperimentata tante volte, mi aspetto che prima o poi di sperimentare una qualche non piacevole sorpresa. La planata funziona benino ma, poco prima che il costone prenda il giusto orientamento, entro in una turbolenza che mi lascia senza fiato e senza comandi nonostante i miei 120 litri di acqua e 150 km/h di velocità.

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Verso il punto più tecnico...

Riesco comunque ad arrivare a favore di vento a pelo di cresta, alto abbastanza da non avere ulteriori problemi, cercando comunque di salire più possibile anche perdendo tempo (mi sono rilassato dopo lo spavento) per compiere l'attraversamento verso il Casentino.

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La risalita sui costoni ad est di San Sepolcro, il Casentino si avvicina...

Ci sono due possibilità: se si è bassotti bisogna prendere la sella che passa accanto all'eremo francescano della Verna, bellissimo dal punto di vista paesaggistico e artistico ma che conduce verso i rilievi più bassi della valle che rendono poi laboriosa la risalita (mai lavorare troppo vicini al terreno), oppure passare sul versante più alto e solo leggermente più ad est dove i crinali sono ben orientati ma non ripidi.

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Il Casentino al centro sulla sinistra e nello sfondo la Valle del Mugello

Quest' ultima strada è la mia preferita ma presenta un inconveniente: dopo qualche chilometro vi è un contrafforte che interrompe il crinale creando una conca molto ampia che impedendo di proseguire costringe al controvento per poter riprendere il volo un poco più ad ovest. Se non si è alti abbastanza, il rischio è quello di rimanere intrappolati e dover fare un lunghissimo giro in discendenza fortissima. Anche questa volta mi va bene anche se, poco prima del passaggio del contrafforte, mi ribecco un'altra paurosa turbolenza. Fino al Falterona il volo è senza storia e non faccio che seguire, come altre centinaia di volte, l'orografia, solo che, arrivato alla cima, decido di passarci sopra a non più di 50 metri lo faccio da un paio di anni) per andare verso il Passo del

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Visto da ovest prua a nord sul Falterona

Muraglione invece che ad ovest sul Monte Campaccio. So già che troverò qualche bella briscola nel primo tratto che risente del crinale più alto e vicinissimo ad ovest, ma ciò mi consente di non effettuare l'attraversamento (collaudatissimo) di un paio di chilometri lungo la "pipeline". Per la terza volta nella giornata sperimento una situazione di disagio perché le "briscole"sono molto più forti del previsto e benedico i costruttori di quest'aliante che anche in situazioni così non accenna la benché minima tendenza cattiva. Filo oramai come nel corridoio di casa anche se la dinamica è tutta diversa dal consueto e non bella come il solito (potrei ricostruire ad occhi chiusi il tracciato variometrico di questi percorsi in situazioni similari). Arrivo oltre Il cimitero di guerra tedesco del Passo della Futa sopra la cresta che non mi sto divertendo, il sole oramai radente

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Alla Futa

con i costoni in forte ombra mi rendono il volo in questa direzione quasi cieco. "Volto il cane" come dice l'amico Gollini e decido di provare a tornare a San Sepolcro. Questa volta faccio la rotta classica passando dal Campaccio (non ho quota sufficiente) e rientro in Casentino senza problemi anche se la mia preoccupazione principale sta diventando proprio la visibilità per il ritorno. Sono stanco, ho finito l'acqua da un pezzo... Andare fino laggiù è facilissimo,sono in planata strasicuro, ma tornare vuol dire fare una delle parti più difficili del volo in condizioni di sicurezza a dir poco insufficienti. Il mio bel volo finisce per me così poco dopo del traverso di Bibbiena anche se per fare chilometri ritorno oltre la Futa. Atterro a Borgo alle sette e mezzo dove mi attende Tonino, unico rimasto, che mi porta a cena.

 

Meteo eccezionali, quanto rare sia per durata che per estensione. E' chiaro che un volo del genere è difficilmente emulabile se non da pochissimi. E' basilare ricordare che il concetto di sicurezza è uno solo, i parametri invece cambiano, dipendono da pilota a pilota: esperienza, grado di allenamento, conoscenza del terreno, delle meteo, resistenza allo stress, ecc. Fondamentale è essere consapevoli di cosa "realmente" si sta facendo. Tenetene conto!
G.B.


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