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CENTENARIO DEL VOLO A VELA

Con elementi ricavati dal libro di Robert Kronfeld "Kronfeld on gliding and soaring" A cura di Giancarlo Bresciani.

Il 19 agosto di quest'anno (1996) ricorre il primo centenario della morte di Otto Lilienthal,

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il primo uomo che davvero ha trovato la soluzione relativa ai grandi problemi del volo umano. Cominciò con caparbietà dove altri si erano arresi e costruì il primo paio di ali veramente in grado di volare, facendole di una misura adeguata a sostenere il suo peso. Usò la forza di gravità terrestre come motore. Questo "motore" aveva il solo aspetto negativo di obbligare l'uomo che lo usava a portarsi prima con la sua macchina in cima ad una collina, per poi lanciarsi e volare verso il basso e con il maggiore avanzamento possibile.

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Adeguandosi a queste condizioni piuttosto dure fece più di duemila voli, in alcuni casi atterrando in un punto a più di trecento metri distante dal luogo di partenza. Altri, senza dubbio, molto prima avevano tentato o pensato di volare, ma solo Lilienthal riuscì, e con questo grande contributo trasferì il volo umano dalla leggenda alla realtà, dimostrando la realizzabilità delle attuali tecniche dell'aria, senza le quali il successo sarebbe stato impossibile. Otto era nato il 23 maggio 1848 in una piccola città tedesca, orfano di padre la sua vita non fu facile, il suo speciale talento cominciò a manifestarsi nell'adolescenza quando, senza timore dei rischi a cui andava incontro, si costruì un paio di ali artificiali, ma a causa della derisione dei suoi insegnanti che non potevano capire "quell'insensato capriccio" dovette fare, quasi in segreto e di notte alla luce della luna, la prova di queste ali, assaggiando così il primo salto nell'aria. Le sue ambizioni entrarono presto in conflitto con la lotta per il pane quotidiano, ma il motto di Lilienthal era : "L'arte del volo non può e non deve essere sempre ricusata dal genere umano". Eclettico e fantasioso nell'arco della sua vita fece invenzioni nei più svariati campi e finalmente con il brevetto di una carrucola a cinghia trovò compratori e denaro ; ed a quarantatré anni Lilienthal aveva almeno raggiunto un punto in cui si era sistemato per gustare la vita come un normale benestante, imprenditore e padre di famiglia. Ma era sempre sotto l'incantesimo del volo e nel 1892 Lilienthal ritornò con tutto il suo vecchio entusiasmo, ma ora armato di conoscenze tecniche, alla sua vecchia passione per la quale sacrificò tutti i suoi sudati guadagni. Dopo diverse esperienze iniziò a volare da una collina alta una ottantina di metri. In uno di questi voli benché si fosse sempre mosso, come lui stesso raccomandava, con estrema cautela l'incidente ad un certo punto accadde, fu salvato dall'effetto stabilizzante della coda che aveva appena aggiunto alla sua macchina e così, dimostrando un incredibile autocontrollo, fu capace di registrare le seguenti impressioni : "Una volta, in un volo che era iniziato dal punto più alto, il mio corpo con le braccia protese si è trovato in una posizione nella quale il centro di gravità si era spostato troppo lontano indietro, ero così sbilanciato che mi fu impossibile riportare le braccia ancora in avanti. Come mi trovai ad una quota di venti metri ed una velocità di circa novanta chilometri all'ora l'aliante, che era pesantemente caricato di dietro, puntò su ancora più su, ed alla fine (a causa della accelerazione) fu scagliato in alto verticale nell'aria. Disperatamente mi tenni forte, vedendo solo il cielo blu chiazzato da bianche nuvole, ed aspettando da un momento all'altro che la macchina ritornasse giù per finire i miei esperimenti di planate, forse per sempre... Improvvisamente, tuttavia, smise di salire e cominciò a cadere all'indietro ; muovendosi in corte curve circolari con la coda orizzontale che era ora inclinata verso l'alto, sino a che girò oltre così lungamente che si mise in verticale sul suo muso e si cacciò giù con me perpendicolarmente direzione terra da una quota di venti metri. Pianamente cosciente, con le braccia e la testa in avanti, ancora tenendomi fortemente alla macchina, precipitai sull'erba verde. Sobbalzai, urtando, a terra disteso con le mie ali. L'unica conseguenza negativa di questo incidente fu una ferita superficiale nel lato sinistro della mia testa, che ho sbattuto contro l'intelaiatura, e con il polso sinistro slogato. L'aliante come non si poteva credere, era completamente integro. Entrambi, la macchina ed io siamo stati salvati dal tappeto elastico a cui fui guidato da una immagine sacra, che avevo da poco attaccato davanti al mio aliante. Questo tappeto, era fatto di salice, frantumatosi in pochi, singoli pezzi che si erano piantati trenta centimetri profondi nel suolo, tanto da poter essere estratti dal terreno solo con difficoltà."

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In un'epoca in cui gli uomini a cinquant'anni erano considerati già vecchi, Lilienthal continuava a costruire nuove macchine volanti con immutato entusiasmo. Nel 1889 pubblicò un libro intitolato Der Vogelflug als Grundlage der Fliegekunst ( letteralmente :Uccello Vola così la Fondazione dell'Aeronautica), in cui, dopo aver ricordato le sue considerazioni sugli uccelli che aveva osservato in aria, incominciò a narrare le sue proprie esperienze. Costruì diversi apparati con i quali sperimentava con differenti tipi di superfici, come risultato di esatti calcoli egli cominciò a rendersi conto della vitale importanza del profilo, di curvatura delle ali che sono in generale uso oggi.
Con macchine largamente inferiori alle nostre combinò molto di più di quanto si possa immaginare. Nelle colline di Rhinow egli compì voli di oltre trecentocinquanta metri, e frequentemente salì veleggiando sopra il suo punto di partenza. Al tempo dei suoi incredibili voli lui semplicemente poteva alzarsi dalla cima della sua collina con una forte brezza, e nel punto più alto del suo volo "oscillante" rimaneva sopra in alto per un considerevole tempo, così volando, poteva gridare istruzioni ai fotografi sotto, circa la migliore posizione dalla quale scattare.
"Tutto il tempo mi sentivo completamente sicuro, così ero in grado di volare oltre e se mi inclinavo un po' da una parte, facevo un movimento circolare o permettevo a me stesso di pilotare nel vento. Il vento stesso aveva la tendenza di produrre questi movimenti, così che il mio principale scopo in aria era di impedire di essere sbattuto intorno a destra o sinistra, per questo avevo capito che, dalla collina dalla quale ero partito e che si estendeva dietro e sotto di me, potevo anche molto facilmente incappare in uno sgradevole contatto se provavo a girare troppo..."
Il padre del volo veleggiato poteva anche descrivere le bellezze dei suoi voli con entusiastiche parole e continuando la sua lettura :
"E' difficile trasmettere a quelli che non hanno mai provato questo genere di volo qualche idea reale sul fascino del suo ondeggiante movimento. Le profondità sopra cui voi dondolate perdono il loro orrori quando conosci dall'esperienza come con sicurezza puoi contare sulla forza di sostentamento dell'aria. La graduale arrampicata di queste salite nell'aria abitua l'occhio ad una visione corretta del paesaggio che si distende di sotto. Quella fastidiosa sensazione che assale l'alpinista che posa i suoi piedi in scivolosi passi sul ghiaccio in una stretta cresta in montagna od in un ghiaione sopra certi ingoianti abissi spesso sciupa il godimento di una stupenda vista, a chi si sente assillato da diversi pericoli annidati intorno a lui, ed alcuni di questi potrebbero portare a fatali conseguenze. Il disagio della vertigine non opprime chi volando si affida interamente all'aria, che gli da il senso della nostra forza, perché non solo ci separa dagli abissi ma ci sostiene mentre ci volteggiamo sopra. Chi veleggia con le sue ampie ali, rimuove ogni contatto da qualsiasi cosa che non sia l'aria, alimentato solo dalla brezza che, obbedendo alla benché minima pressione si presta alla sua volontà, subito perdendo tutto il pensiero di pericolo per una straordinaria sensazione di sicurezza... e tale muoversi veleggiando è una ricca ricompensa per tutte le fatiche per raggiungere la necessaria abilità, per questo che è l'indescrivibile piacere di dondolarsi alti nell'aria sopra gli assolati luoghi collinosi, liberi dalla folla , liberi dal rumore, cullati solo da una dolce musica, come quella dell'arpa Eolica, che la brezza estrae dai tiranti della macchina."
Più di mille di questi voli veleggiando erano già stati effettuati quando, il 19 agosto 1896, successe l'irreparabile nelle solitarie colline di Rhinow che strapparono questo eroico pioniere del volo dal suo lavoro. Volle provare un apparecchio motorizzato che si era costruito. Siccome i motore a benzina di allora erano ancora troppo pesanti, l'alimentò con acido carbonico compresso. Nessuno conosce esattamente cosa accadde. L'unico spettatore, il vecchio assistente di Lilienthal, affermò solo che la macchina improvvisamente sbandò su in aria e cadde a terra con il suo pilota. Si pensò ad alcuni errori nel nuovo metodo di costruzione e senza dubbio qualche incertezza da parte del pilota furono la causa di questa tragica fine.
Il giorno dopo la caduta Lilienthal morì a causa delle serie ferite. La sua intera vita fu vissuta nello spirito delle sue ultime parole : "I sacrifici devono essere fatti."
A Lichterfelde, un sobborgo di Berlino, dove l'intrepido apostolo del volo a vela fece i suoi primi voli, nel suo stesso giardino, un monumento è eretto in memoria di questo lottatore verso il cielo. Sopra vi sono incise le profetiche parole di Leonardo da Vinci :
"Il grande uccello artificiale verrà un certo giorno preparato per il suo primo volo sulla sommità di una collina. Riempirà l'universo di stupore e tutti registreranno la sua fama. Ed il nido dove l'uccello nacque sarà glorificato per sempre."
Il sacrificio di Lilienthal provocò nel mondo una reazione ed una volontà a raccoglierne i frutti, conseguentemente quelli che seguirono misero tutta la loro forza ed energia in questo lavoro e riuscirono !
I Wright calcolarono che in cinque anni di laboriosi tentativi Lilienthal è stato effettivamente solamente per cinque ore in aria, ma si meravigliarono come abbia ottenuto tali risultati con una così relativamente scarsa pratica. In conseguenza i fratelli presero in mano la costruzione di una macchina volante studiata per essere un po' più veloce, così come era loro intenzione, per volare contro vento alla sua stessa velocità. In questo modo credevano di poter rimanere in aria sopra un punto per un lungo periodo facilmente e con sicurezza. Per produrre tale macchina trovarono necessario incrementare l'area dei loro studi considerevolmente, e perciò non stimarono praticabile pilotare spostando il centro di gravità come Lilienthal e poi altri avevano fatto. Un timone di profondità mobile fu attaccato davanti con una doppia superficie rivestita, mentre il bilanciamento laterale venne ottenuto manipolando le estremità alari...
Era veramente iniziato un processo inarrestabile che ha portato ai meravigliosi alianti di oggi

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che con mille metri di quota possono planare per oltre sessanta chilometri percorrendo così distanze di diverse centinaia di chilometri in un solo volo e ovviamente anche a tutti i tipi di aerei che hanno completamente annullato le distanze su questo pianeta ! Ecco perché si può affermare che il volo è veramente cominciato il 19 agosto 1896 con il sacrificio di Lilienthal !

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