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INCONTRO CON L'ORTLER

Quando venendo da Bormio si riescono a domare i contrafforti del passo di Stilfser, a padroneggiare le numerose virate strette che portano ai passi più alti delle Alpi, ci si trova faccia a faccia con il re Ortler, pieno di ammirazione davanti alla sua parete coperta da un carapace di ghiaccio ed esposta alle intemperie. Con i suoi 3899 metri di altitudine, è la cima più elevata delle Alpi Orientali. Alla sua stessa quota, dietro verso sud, ecco la stretta piramide del Gran Zebrù, l'ampia cupola del Königsspitze adiacente come lui ai Viertausender. Un bianco mantello di neve li ricopre sino in tarda estate, e nella loro vicinanza glaciale, la corrente ascensionale si fa rara. Solo le cime dei bordi, più basse e sgombre di neve, sollevano l'aliante alla base delle nubi.
Verso la fine del mese di agosto, ho intrapreso per la prima volta un avvicinamento alla Dreierkette.
Era uno di quei giorni fortunati di fine estate, favorevoli ai lunghi percorsi, con qualche nuvola, e mi aveva fatto voglia, venendo dal Ticino meridionale, di avvicinarmi dal passo del San Bernardo. Attraversando il lago di Como a nord, ho lasciato la Valtellina calda e nebbiosa e la larga valle dell'Adda piena di vigne bene a sud della mia rotta. Al livello del massiccio del Disgrazia sono salito a 3900 metri nel mezzo del germinare di nubi di un bianco accecante.
Un acquazzone con grandine crepitante che scendeva da una immensa nube, mi ha forzato ad andare avanti. Ho sorvolato velocemente il lago di Poschiavo, di un blu verde scintillante, ed ho gettato un colpo d'occhio sulla città di Tirano, coperta di nubi, a destra in basso. Poi ho continuato rotta a nord ed ho risalito la valle isolata di Viola, sino al circo di Bormio. Grosse nuvole si ammassavano sopra le cime ghiacciate e chiare del Bernina, a Nord.
Lanciavo di tanto in tanto dei brevi sguardi sulla carta che tenevo piegata nella mia mano sinistra, di tanto in tanto all'esterno, sulla realtà constata, al fine di verificare la mia rotta. Sapevo che mi avvicinavo al massiccio dell'Ortler. Immaginavo già l'imponente versante ovest davanti a me.
Controllai l'altimetro e le nuvole sul percorso. In tutte le direzioni, le quote poco invitanti dell'Ortler sono attorniate da valli e strade vicine portanti ai passi. Il passo di Stilfser e quello del Gavia, i versanti del Tonale, la Paladepfad e la Vintschgaugarten costituiscono un quadrilatero assai allungato, e nelle vicinanze dei tranquilli laghi, casolari isolati ed una natura solitaria. L'Ortler come una muraglia invincibile, impedisce alle correnti fredde del nord ovest di passare, e trasforma il Sud Tirolo in una immenso e ricco assolato frutteto. La barriera climatica delle Alpi passa sopra di queste cime, ed a sud da qui comincia l'Italia.
Sorvolando le guglie rocciose della Cima Rodasco, percepisco ora davanti a me a sinistra, nel circo oscurato dalle nubi, i primi tornanti della strada dello Stelvio, incassata e circondata da prati scoscesi e terreni rocciosi. Nel luogo dove si incurva bruscamente verso il Dossa Ret e si inserisce nella valle, si estende il comune della vecchia Bornia con le sue strette viuzze e le sue case che si disperdono sul fondo schiacciato della valle.
La grande montagna non dovrebbe essere ora molto lontana : queste sono solamente delle nubi alte che la nascondono al mio sguardo indagatore.
Sorvolo abbastanza inquieto la stretta valle dell'Adda, una traversata che dura diversi minuti, durante i quali devo continuamente tenere conto delle indicazioni dei miei strumenti di bordo, fare attenzione all'aspetto delle nubi ed alla quota del suolo. Poi, l'aliante vira verso il versante roccioso e fessurato del Monte Sobretta, contrafforte ovest del massiccio. Trovo rapidamente una ascendenza di pendio regolare, che mi solleva e spiralo in virata stretta nella corrente ascendente. E mentre mi lascio andare, affascinato, a questa sensazione di fluttuare senza peso, i fianchi della montagna ed anche la punta culminante del Sobretta scompaiono progressivamente nella profondità, il mio sguardo abbracciando tutta la distesa dell'orizzonte, scruta sotto le ali inclinate dell'apparecchio le grandi masse montagnose.

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Termiche primaverili tra l'Ortler e l'Adamello
Il vasto universo delle montagne nei pressi della gola dell'Ofen e del passo di Stilfser


A 3900 metri smetto di spiralare, osservo la bussola che oscilla sul nord est e mi dirigo risoluto verso l'alta catena di tre cime strette l'una contro le altre, che dominano tutto. Sopra le rocce sgombre dalla neve del Monte Finale, imponente massa rocciosa di cui le cime poco elevate somigliano a dei tronconi, guadagno ancora circa un centinaio di metri.
Mentre getto sguardi da tutti i lati apro il finestrino per lasciare penetrare dell'aria gelida, poco avanti ore tre, trasportato dall'entusiasmo, scorgo il versante del ghiacciaio tra le punte rocciose grigio chiaro del Gran Zebrù e l'Ortler, come se superassi la soglia di una grande porta. Le due montagne paiono abbassare il loro sguardo su di me.
Una grande distesa di neve, paradiso dello sci estivo, copre le spalle del massiccio, dall'est all'ovest. Da tutti i lati, dei passi molto incassati si aprano in profondità verso gli scuri solchi delle valli. In avanti, al di là della stretta valle Martello, il mio sguardo si immerge ora nei giardini chiari di Vintschgau e si spinge sino alle valli piatte e fertili del Tirolo superiore del sud.
Il gioco dei colori sui dossi potenti delle montagne, sotto a me, ha qualche cosa di misteriosamente magico. Sotto la luce chiara dell'estate, i crepacci dai contorni netti nei ghiacciai sono blu e le regioni più basse delle Alpi risplendono di un verde chiaro a cui si mescola il colore scuro dei pini che coprono le montagne, e l'ocra dei detriti rocciosi. Nel fondo delle valli i toni dei colori si fonde nel marron e blu cupo, con la sola traccia di luce nel biancore dei torrenti che vi scorrono.
Perdo quota rapidamente, mi devo avvicinare ai versanti scoscesi della valle Martello che discende sino all'Etsch. Uno scuro lago artificiale mi indica la strada. Qui in alto, la valle è stretta ed all'ombra, il sole non illumina la roccia che in verticale. Ho un bel da girare alla ricerca di una ascendenza, le pareti che mi circondano non cessano di crescere, mi chiudono poco a poco la strada verso il largo. La alta tripla corona e già lontana dietro a me, e mi sembra che mi faccia dei cenni di saluto.
La traversata del versante sopra le creste aguzze mi permette di uscire da questo solco, sprovvisto di ascendenze, e di dirigermi verso Merano. Al livello della Vedetta Alta inferiore, una delle montagne confinanti con l'Ortler sopra la Paladestrasse, trovo finalmente una ascendenza stretta ed incerta. Il bacino di Bolzano, caldo in estate, impedisce all'aria montagnosa di questa regione di spostarsi. Ma la strada è sgombra e la vista libera ad est, verso la valle dell'Etsch e dell'Eisack, sopra le Sarntaler verso gli speroni delle Dolomiti.
Mi è di sovente capitato gli anni successivi di attraversare il massiccio isolato, centro geografico della muraglia alpina tutta intera. L'ho fatta di un tratto : a partire dalle nubi generate dal passo di Jaufen, mi sono allontanato verso sud passando da un versante all'altro, superando il punto del passo del Tonale, passando in una termica secca primaverile, che saliva alta, sopra le montagne del confine, costeggiando la linea delle cime sopra l'Umbrailstrasse del passo dell'Ofen, sino in prossimità dell'Engadina.
Dal suo versante meridionale, il pilota scorge la luce chiara della Lombardia nell'Italia, nei pressi del lago di Garda, mare delle Alpi, le località nella valle ed anche le case, cambiate d'aspetto nei confronti dell'altro lato delle cime : non hanno più la loro dimensione abituale né il loro biancore immacolato, ma sono qui più piccole e di un modesto grigio pietra. Il colore scuro dei pini cambia davanti al verde dei faggi ed allo splendore del fogliame dei castagneti e dei querceti. I terrazzamenti dei vigneti e le fila degli alberi da frutto testimoniano della dolcezza del clima nelle valli del sud. Se si è alla ricerca di una buona termica, la si può trovare.
Mi è capitato una volta, nel mese di maggio, venendo a Bolzano da est, di finire sull'onda creata dal Föhn sui pendii nord della Val di Sole. Sono riuscito a salire a 7400 metri nell'aria gelida, guardando incessantemente l'Ortler di cui le tre cime erano trasformate in una enorme superficie di giaccio : nel cuore di una bufera di neve, sembravano montare una guardia eterna

Jochen von Kalckreuth

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