CAPITOLO IV

L'USCITA

Di tutto si sente, sul campo, a proposito della " sortie " (uscita) ! difficile, piena di trabocchetti, faticosa, " tecnica ", talvolta perfino impossibile. Certo potreste, all'occorrenza, farvi trainare al Lachens per essere sicuri di farcela. Avete sentito alla radio altri piloti, creduti già usciti, annunciarsi, dopo un'ora di volo, a 900m sulla pente, oppure già in sottovento.
Un ottimo atteggiamento è sdrammatizzare il problema.
Fayence è al centro di una semi conca aperta a Sud, verso il mare, con due principali conseguenze ambientali:
- l'insolazione è precoce, soprattutto a livello della pente e del Malay - punto favorevole.
- l'ambiente marino contamina la massa d'aria - punto sfavorevole.
Questo sistema per di più è relativamente chiuso verso i rilievi, a Nord, dal Lachens, prolungato verso il Dracula e Valferrière, creando così una separazione tra due masse d'aria dalle proprietà differenti: quella della conca, e quella più a Nord, dove si svolgerà la prima parte del volo quasi sino in fondo alla valle d'Allos, e sovente anche ben oltre.
La massa d'aria locale avrà quindi la caratteristica di innescarsi presto per la forte radiazione solare, ma sotto forma di convezione, prima poco possente a causa dell'aria marina, con dei plafond relativamente bassi sino all'inizio del pomeriggio. Ciò ci lascia la possibilità di scelta tra due eventualità:
- approfittare dell'innesco precoce per avere più tempo davanti a voi, ma col rischio di soffrire per uscire.
- attendere una situazione più matura, dei plafond più alti, per un'uscita più agevole, ma meno tempo di volo in totale.
Fortunatamente, la cosa non è così rigida: infatti, siate pronti presto ed osservate l'evoluzione. L'idea generale è di evitare un inizio di volo difficile: avete già il carico di un volo lungo da farsi, non iniziatelo con 1 ora in volo locale con 40° nell'abitacolo - in estate - a combattere per raggiungere il Malay. Per di più, all'inizio del volo, non siete " caldi ", non avete pilotato, forse, da più di 15 giorni, dunque cercate di mettervi nelle condizioni adeguate o vi troverete ad operare di sotto alle vostre performance normali. A questo riguardo, d'altronde importanza degli stage è basilare.
Se avete previsto di volare in gruppo, per contro, cercate di decollare in mezzo agli altri, al momento più appropriato.
Se state facendo una prova, il capo decollo ne terrà conto.
In tutti i casi, avete il tempo: un Plampinet A-R comporta tutto compreso, grosso modo da 4 a 5 ore di volo, con una buona meteo, quindi una finestra per la partenza tra le 13 h e le 14 h, è del tutto ragionevole durante la bella stagione.
Un ultimo parametro è da considerare: il Nord parte più tardi della conca di Fayence, circa tra 1 e 2 ore dopo, ed è chiaro che non può essere subito fumante, quindi arrivando presto nella Vallée d'Allos, verso mezzogiorno, non troverete certamente dei buoni plafond, cioè sui 3 000 m, più tardivi. Ma ci sarà modo di affrontare questo problema una volta in aria.
Una parola sulla meteo : supponiamo le condizioni classiche della primavera e dell'estate, buona instabilità, vento di gradiente da debole a moderato, regime di brezze, plafond interessante.
Bene, siete partiti. Vi vedete già a1800 metri al Malay e 2000 al Lachens, ma siete ancora al traino. Domandate di essere portati verso la pente Nord, la Glacière, senza oltrepassare i 1200 se state facendo una prova, è il punto più sicuro.
Evitate di sganciarvi bassi, per risparmiare, nelle termiche a sud del campo: è coraggioso, ma nessuno per questo vi farà un monumento, e se fate cilecca, qui la fatica diventa grande.
Una volta al plafond verso la pente Nord, il percorso logico passa per il Malay Sud, sulla cresta del Malay Nord, poi la zona del Lachens, Dracula, Valferrière, che sono il bordo Nord della conca. Le ascendenze saranno segnalate da fumulus o da altri alianti, facili da individuare. Evitate solo di raggiungerle troppo bassi, muovetevi senza fretta dopo il Malay Sud, liberi di sfruttare eventuali buone termiche sul percorso.
Il plafond segue il bordo della conca, una prima analisi s'impone. L'idea dovrebbe essere quella di raggiungere la Barres de la Foux ad una quota decente, vale a dire sopra la cresta. Passate ora sulla frequenza circuit: avrete delle informazioni precise sulle condizioni più a Nord di quanto voi siete.
Salvo essere molto alti al Lachens, guadagnate Seranon od un cumulo verso Logis du Pin è una buona alternativa, che permetterà di " sentire " la nuova massa d'aria, mentre vi avvicinate alla Barres de la Foux. Se qui salirete bene, acquisterete fiducia per proseguire.
Altrimenti, niente panico, siete sempre in efficienza su Fayence.
Osservate anche la situazione a Nord della Barres della Foux alla ricerca di un possibile percorso ad Est della Bernarde direttamente verso il Grd Coyer: la rotta è migliore dell'asse Teillon - La Mure e raggiungerete più rapidamente una massa d'aria più possente. Elemento essenziale di scelta: il plafond. Deve essere alto, nettamente sopra i 2500 metri, per essere in efficienza su La Mure quando sarete nei pressi di Annot, e per non arrivare " stesi " sul Ruch o sul Saint Honorat.
Se il rischio vi sembra troppo, optate per il percorso più classico della Barres de la Foux - Teillon, puntando il col des Portes, senza trascurare le roubines ai piedi dei rilievi, spesso molto buone.
Una volta al plafond sulla Barres de la Foux, siete veramente usciti - anche se sempre in efficienza su Fayence. Ciò è importante : siete in condizioni di rientrare : se le condizioni diventano incerte, o se non ve la sentite di proseguire, nessun problema, planate tranquilli sino al campo augurandovi dei giorni migliori. Ma se continuate, allora fate preparatevi al non ritorno: Fayence, è fuori, siete in ogni modo in efficienza de La Mure.
Poiché l'uscita geografica dalla conca, al livello del Lachens, non significa un gran che in termini di prosecuzione del volo: inutile annunciarsi sulla frequenza "circuit" per poi finire sulla piana di Logis, oppure a La Chapelle, perché sì e preso un sottovento a Séranon - questo è successo, e si è visto regolarmente.
Essere usciti, è innanzi tutto integrarsi bene nella massa d'aria del Nord.
Una parola infine sulla confluenza.
In caso di conflitto tra questa massa d'aria del Nord con quella della conca, si può sviluppare nel punto del loro incontro un fenomeno di confluenza materializzato da una strada di nubi, allineate sull'asse Malay - Audibergue, probabilmente anche Lachens - Seranon, esteso a volte molto ad Est.
Queste conformazioni sono cumuliformi, ma sembrano per di più dei rotori che dei cumuli a generazione termica. Provocano di sovente dei plafond molto alti (5 000 m l'inverno 98-99, sulla verticale del carcere di Grasse !) e delle ascendenze vigorose, al di sopra delle loro basi in corrispondenza del loro bordo d'attacco, e soprattutto sfruttabili dalla parte del vento: si devono ricercare dei piccoli fractus sopravento per ottimizzare la salita.
E' questo un fenomeno utile per l'uscita, ma molto localizzato e di non facile individuazione: la massa d'aria circostante potrebbe essere poco portante.

 


CAPITOLO V

SINO A BARCELONNETTE

Siete in rotta verso Nord, conviene avere una strategia di volo adattata al meglio delle vostre possibilità, integrante due elementi di base:
- Non siete abituati a voli lunghi, questo potrebbe essere il vostro primo 300 da solista, quindi ne dovete tenere conto.
- Il vostro aliante è uno standard con efficienza 40, non lamentatevi, probabilmente senza ballast: con un pilotaggio facile, sale bene, ma precipita sopra i 140 km/h.
Ciò non comporta che una risposta: volare alti, a scapito della velocità media. Non è necessario" péter un chrono " (ndr letteralmente scoreggiare un cronometro), approfittatene per mettervi al riparo dallo stress restando il più possibile alti. Tanto più ci riuscite, ma senza perdere troppo tempo.
Per questo due imperativi:
- Salire bene : selezionate le termiche migliori, ed applicatevi per sfruttarle al meglio sino al plafond.
- non sciupate la vostra quota, ciò soprattutto rispetto al resto.
Selezionare le termiche migliori non significa scartare tutto ciò che si presenta al di sotto dei 4 o 5 m/s, col rischio di mangiarsi tutta la quota nell'attesa di trovare di meglio. E' necessario al contrario cominciare a salire quando stimate che la vostra quota l'esige - cosa estremamente soggettiva - ed una volta saliti, assicurarsi con uno scrupoloso impegno cosa intorno c'è di meglio in quella zona : siete sicuri che a qualche centinaio di metri non ci sia una termica migliore ? Uccelli ed alianti vi possono dare indicazioni affidabili.
Lo spreco di quota ci porta prendere in considerazione la teoria di MacCready e la scelta del percorso.
Il percorso è certamente il punto focale per la riuscita di un volo, soprattutto in montagna. La potremo grossolanamente definire come l'arte di evitare d'infognarsi, che sarà anche vero ma inesatto.
Vero poiché una particolarità del volo in montagna è l'esistenza di ampie zone a forte Vz negativi, soprattutto quando il vento di gradiente è apprezzabile. Uno o due minuti in un - 4, con uno standard vuoto, vi può far incatramare per un'ora!
Ma inesatto poiché il percorso si basa innanzi tutto, sulla base della " lettura " fatta del cielo per i 20 o 30 Km a venire, a organizzare il percorso in modo da incontrare il massimo delle ascendenze. E' necessario quindi programmare una traiettoria in funzione di parametri fissi (come, creste, versanti assolati), ed aleatori (cumuli, altri alianti informazioni radio). Lo scopo non è tanto forzatamente di guadagnare quota, ma soprattutto di perderne il meno possibile, con lo scopo di ritardare la necessità di spiralare di nuovo.
Una volta scelto il percorso, si deve definire il metodo del regime di volo : volete volare ad efficienza massima, o velocità di crociera massima ? Non è ragionevole rispettare alla lettera questi tipi di scelte, che sono soprattutto adatti al volo di pianura:
In montagna, La planata a zero (efficienza massima) è poco adatta : porta a perdere del tempo nelle zone favorevoli, ascendenti o flebilmente discendenti, e comporta una velocità troppo lenta, per contro, una zona fortemente deportante (Vz negativi), richiede un attraversamento più veloce: Quindi volare a MacCready zero fa cadere di parecchio la media oraria.
La planata a Vcr. Max (MacCready impostato al massimo valore incontrato ndr), non è certamente meglio: se vi muovete rigidamente secondo la teoria, per esempio a + 5, la prossima ascendenza deve avere questa salita media - cosa affatto realistica - allora vi troverete rapidamente in difficoltà, senza parlare dei problemi orografici, i passi da valicare.
In ogni modo, non importa quello che dirà di fare qualche pilota corsaiolo per volare veloci in montagna. Si deve dimenticare MacCready e guardare fuori, poiché se volate per "affondate", finirete a raso dei sassi alla VNE.
Sembra corretto fare in modo che, senza seguire rigidamente il Mc Cready, sia meglio rallentare sensibilmente nelle zone ascendenti, tanto per planare a zero. Per le zone discendenti, volare intorno ai 120 in generale, con delle punte a 140 - 150 in caso di forti discendenze, ciò corrisponde ad una planata tra 1 e 2 m/s.
Un punto importante : se le forti discendenze perdurano, lasciate urgentemente il concetto di planata, è il percorso che deve essere considerato prioritario, non dimenticando che le zone fortemente discendenti sono di sovente vicine a dei buoni tassi di salita : la modifica del percorso può essere il male minore perché tutto migliori.
Riassumendo, impostatevi tra 1m ½ rallentando senza complessi nelle zone ascendenti.
Durante queste riflessioni teoriche, siete arrivati al Pic de Chamatte, dove avete rifatto il pieno.
Una scelta si impone, secondo il plafond del momento:
- traguardare il Puy de Rent, come riferimento per avere la direzione della catena Coyer - Pelat; quando è buona, questa è la migliore soluzione meteo: plafond elevato, massa d'aria portante, percorso facile sui costoni e sulle creste. E' il meglio se il plafond lo consente.
- proseguire per la crête des Serres in direzione del Maurel e del Cordoeil. E' l'opzione più sicura in caso di plafond basso, poiché tutta la crête des Serres è suscettibile di dare buone termiche, è la planata su la Mure è assicurata. Il Maurel ed il Cordoeil possono essere attaccati bassi, ben sotto la cresta, e si mostrano affidabili. Il Cordoeil è, infatti, se non si è scelto il Puy de Rent, il luogo strategico per rifare quota. Un vantaggio di questa scelta può essere anche quella che vi è familiare, per avere già fatto Argens o qualche altro piccolo percorso.
Dovete rappresentarvi la zona de la Mure (crête des Serres, Maurel, Cordoeil, Puy de Rent) come una sorta di piattaforma girevole. Mentre riprendete quota, scegliete l'opzione a venire: avete la panoramica su tutta la Vallée d'Allos, potete studiarvi il percorso più interessante verso Nord.
Versante Est, versante Ovest, o lo stesso Parcours du Combattant sono alla vostra portata. Scegliete bene: cambiare opzione in seguito sarà costoso in termini di tempo e quota.
L'Est della Vallée d'Allos
Per sfruttare al meglio al Puy de Rent, la termica di servizio parte il più di sovente dalla parte pelata della sua cima. Fosse negativa, provate il piccolo sperone a metà strada dello spiovente verso la Vallée du Verdon. Non paga certamente meno, non è molto alto e coperto di vegetazione, ma può innescare in modo potente. Altrimenti, dirigetevi verso il Cordoeil.
Ma è una giornata classica, poiché la cima dà, fate il plafond. Se è alto, rotta verso il Courradour ed il Coyers, grande e piccolo, che attaccherete probabilmente sotto la cresta. Il percorso è in generale molto buono, del tipo che potrete proseguire direttamente in costone verso la Frema ed il Col des Champs, zona eccellente per rifare il plafond.
Se la vostra quota vi sembra al limite, se non ve la sentite di stare appiccicati ai sassi, ripiegate sul Laupon, grande classica. Oltre le cime, il Laupon presenta un punto triplo all'estremità del suo spigolo Sud-Ovest, bello pelato, che è molto favorevole se arrivate un po' bassi.
Questa caratteristica di punto triplo è molto importante : vi si assommano le termiche generate su ciascuna delle tre facce che si congiungono, per dare delle potenti termiche, malgrado un aspetto modesto del rilievo. Il percorso lungo il crinale, le termiche delle cime, derivano dallo stesso principio. Principio che si trova tuttavia alterato in caso di vento di gradiente importante : le facce sotto vento danno poco o niente, e non si potrà contare su di un fenomeno aggiuntivo.
Risalite al Laupon, raggiungete la Frema e là, fate il massimo della quota sulla zona Frema - Col des Champs. Normalmente, il plafond dovrebbe essere nettamente più alto che verso la Mure, superiore ai 3 000 m: avete guadagnato il vostro ticket per Barcelonnette.
Ma resta la questione del Mercantour, vietato al sorvolo a meno di 1000 m. Per farlo, l'ideale è di passare per il Graux, che ne è al confine, qui rifare il plafond e passare per il Col du Talon (2450m): sarete nell'illegalità per 2 o 3 minuti, a 5 o 600 m dal valico, quindi poche sono le probabilità di trovarsi dei problemi. Altrimenti, andare a cercarsi il Col d'Allos, è legale, ma poco pratico arrivando dalla Frema, e possibilmente contro indicato se si è bassi o non troppo alti: se si deve recuperare sul Grand Cheval de Bois è illegale. Una soluzione può essere l'Autapie, dall'altro lato della valle, ma dovendosi ritrovare là, tanto vale arrivare essendovi andati dopo il Cordoeil ed il Chamatte. Tutto questo è aleatorio e poco logico.
Infatti, dal punto di vista energetico, la soluzione migliore dopo la Frema è di proseguire costonando od al di sopra delle creste verso il Pelat, e raggirare il lago d'Allos ad l'Est, seguendo bene le curve di livello: il bilancio altimetrico deve essere positivo, è la soluzione più sicura. Questa catena Coyer - Pelat funziona come le Parcours, più sinuosa ma meglio performante. Ma non la si può consigliare, il rischio di una ammenda e reale (sino a 10.000 Frs, in pratica intorno ai 3 000 Frs).
Una parola sugli attraversamenti dei passi. Tutti i sorvoli dei passi o delle creste implicano d'accertarsi di esserne più alti. Essere bene sicuri, prima di andarci, che sia corretta la quota di partenza, secondo la distanza e l'efficienza, e con un certo margine.
In certi casi la planata può essere lunga, e necessita di verificare sempre di essere sufficientemente alti. Una astuzia fondata sulle leggi dell'ottica permette di evitare dei calcoli ripetitivi: prendete in considerazione il passo o la cresta, ed un riferimento che avete preso oltre, se il riferimento lontano dal passo, "sale": voi passerete. Se "scende" rispetto il passo, non riuscirete a passare.
Se non vedete con sufficiente precisione al di là per avere un riferimento, osservate l'insieme del paesaggio : se sembra restringersi, non passerete. Passerete, al contrario, se appare gradatamente, ciò che è dopo il passo o la cresta.
Metodo infallibile, indipendentemente dal particolare tipo di riferimento, ci se ne può tranquillamente avvalere durante tutta la planata.
Per contro, se si ritiene di non passare, è poco probabile riuscirci, diminuendo la velocità - salvo che siate tempestivi. Questa possibilità si avvale della stima della velocità di avvicinamento al riferimento sul passo: provando a rallentare, un recupero della planata può essere tentata. Se continuerete veloci, niente da fare, si deve cambiare percorso o riprendere quota.
L'Ovest della Vallée d'Allos
Possiamo considerare il Cordoeil come la sua porta d'entrata. Il Cordoeil è accogliente: facile da lavorarsi sul costone se si arriva bassi, ha due facce e tre cime, in genere avrà sempre una buona termica da agganciare.
La Batie e Moustier vi accoglieranno senza problemi in caso di insuccesso, si può dunque affrontarlo in tutta serenità. Il plafond là sono molto buoni, anche presto, e la sua ubicazione vi lascia aperta la scelta verso Est - potendo raggiungere il Laupon - od a Ovest per partire per il Nord.
Ad Ovest, il percorso logico passa per la Montagne de Chamatte e l'Autapie - che si attivano presto perché possiedono una faccia bene orientata a Sud Est. Un buon plafond all'Autapie vi mette in efficienza di Barcelo per il col d'Allos, senza le grane del Mercantour.
proseguire dritto a Nord a partire dall'Autapie necessiterà però di un riaggancio verso il Pain de Sucre ed il Chapeau de Gendarme.
Questo può essere evitato, spostandosi un po' più ad Ovest, per il Caduc, le Trois Evéchés, La Grande Séolane. Se quest'ultima rende, la traversata in diretta della Vallée de Barcelonnette è senza problemi verso il Grand Berard o l'Aupillon.
L'Ovest della valle è tutto praticabile, il suo solo difetto, minore, è di essere un po' ad Ovest della rotta ideale, così da privare dell'opzione Siguret, più lontano ad Est. La scelta di percorrere l'Est o l'Ovest dovrebbe infatti fondarsi essenzialmente sulle condizioni osservate, privilegiando, il lato meglio" pavimentato " ed il migliore plafond. Si dovrà fare questa scelta molto presto, praticamente al Pic de Chamatte, con la possibilità di cambiare parere mentre si risale verso La Mure, secondo l'evoluzione meteo.
Si tratta di una scelta importante, ma tranquilla da fare.
Ma, soprattutto, a fine stagione, la vallée d'Allos potrà sembrarvi sospetta: plafond basso, versante ad Est particolarmente grintoso, è essenziale che la sua estremità Nord sia libera, chiaramente sgombra. Se la trovate chiusa: non andateci, un dietro front in fondo, non troppo alti, per ripiegare verso Thorame e la Mure è una eventualità molto antipatica.
Se la vallée d'Allos è brutta, vi restano i versanti Est del Parcours du Combattant, luogo comune ai volovelisti della regione. Esamineremo in un altro momento, come con questa opzione, si può tagliare nettamente con la strategia classica che consiste nel passare per Barcelonnette.

 


CHAPITOLO VI

BARCELONNETTE - St CREPIN

E così non per niente, siete già a metà strada da Plampinet. Passate, bene al di sopra, il col di Talon o d'Allos, e salvo fare il pieno sul Pain de Sucre od il Chapeau de Gendarme, avete dei lunghi minuti di traversata per rilassarvi ed auto compiacervi.
Per di più la parte a venire sino a St Crépin è spesso facile.
Per il momento, una scelta vi aspetta: Gd Bérard o Siguret?
Se arrivate da Ovest del Pain de Sucre - Chapeau de Gendarme, il Gd Bérard è il più evidente - dato che è il più vicino. È molto dinamico sul piano energetico, si può attaccare basso poiché è dotato di diversi ghiaioni che possono dare bene. Più in alto il volo di costone è facile, le facce sono parecchio lisce, è possibile fare dei lunghi otto con una eccellente Vz, che vi porterà rapidamente al di sopra della cresta o della cima per raggiungere dei plafond molto interessanti: non è eccezionale di fare oltre 4000 nel centro del pomeriggio, quando è veramente caldo.
Da qui, basta scivolare verso il Col de Vars per il Gd Parpaillon, percorso facile, con scarsa perdita di quota.
Arrivando dal Col du Talon, Gd Bérard e Siguret sono equidistanti, per scegliere basatevi sulle vostre valutazioni del momento o chiedete informazioni per radio. Un percorso materializzato sulla Montagne de l'Alpe può invece essere in favore del Siguret, che potrà in questo caso essere raggiunto restando più alti.
Come il Gd Bérard, il Siguret è affidabile, ma può essere meno facile sul costone, essendo il rilievo più tormentato. Ma il suo spigolo Sud-Ovest, dove si trovano le vestigia del telegrafo di Chiappe, dà sovente delle termiche prima della cima.
I plafond sono all'incirca buoni come dall'altra parte, e permettono di raggiungere il Col de Vars abbastanza alti, dopo una fermata sulla Tête de l'Homme se necessario.
Eccovi in efficienza su St Crépin, nella zona del Col de Vars, interessante soprattutto nella sua parte Est: Tête de Paneyron - Crête de Vars, le ascendenze sono numerose, principalmente tra il col e la Tête de Paneyron, con dei plafond interessanti che diventano senza limite se l'onda si aggiunge, cosa qui frequente in situazioni di Ovest o di N-O, anche con una massa d'aria instabile e con delle buone termiche.
Tra i 3500 ed i 4000, talvolta più alti, in questa zona, vi sentirete veramente a vostro agio. Potete ugualmente, per la buona visibilità, intuire la posizione di Plampinet lontana! Non dimenticarsi tuttavia di far lavorare la testa, poiché come sulla zona de la Mure, parecchie scelte si presentano.
Per prima cosa, valutare la massa d'aria di St Crépin: si dice che sia terribile, e che il " buco " di St Crépin meriti questo attributo. In ogni modo, questa zona si innesca tardi, verso le 13 - 14 h, e Prachaval, impropriamente chiamato " Les Eygliers " à Fayence, è regolarmente deludente: potete sorvolarlo senza problemi, ma raramente qui rifare un buon plafond. Questa montagna è curiosa: dà bene sul costone sino alla cima, soprattutto a fine giornata dato che è orientata completamente ad Ovest, ma genera poche termiche sopra la cresta. Questa cresta è molto frastagliata, funzione come le alette di raffreddamento d'un cilindro, disperdendo così la massa d'aria calda che si organizza male in ascendenze sfruttabili, e non da che turbolenze ingannatrici.
Il resto della zona e fortunatamente migliore, le condensazioni e le informazioni radio indicheranno cosa fare. Non esitate a contattare St Crépin che vi informerà in caso di dubbio.
A volte, un cattivo segno sarà la presenza di una leggera foschia lattiginosa in fondo alla valle, proveniente da Serre Ponçon e propagata verso Briançon. Non è proibitivo se le cime sono libere, ma deve essere una indicazione per non lasciarsi scendere.
Ovviamente, guardate lontano, verso Briançon. In generale, non ci sono problemi dato che la massa d'aria tra Vars e la Maurienne è omogenea. Ma è importante tenere conto della disposizione dei cumuli, per confrontarla con un'altra opzione che consiste nell'appoggiarsi ad Est, per il Pic de Rochebrune ed il Col de l'Izoard - l'Isobare, pour gli intimi.
Le scelte tecniche sono queste: parte Est della Vallée di St Crépin, o meglio l'Izoard.
L'Izoard è spesso invitante: il Pic de Rochebrune è di sovente incappucciato da un enorme cumulo, nettamente più alto che altrove, e quando c'è molta visibilità, dà l'impressione di essere a portata di mano, nonostante si sia a 30 chilometri abbondanti nella zona del Col de Vars.
L'opzione è eseguibile quando i plafond di partenza sono vicini ai 4000, dato che raggiungerlo vi mette quasi a due termiche da Plampinet. Il rischio è di arrivarci troppo bassi e di non trovarci niente: un ritorno su St Crépin aggirando il massiccio del Béal e Prachaval è possibile ma molto seccante... Si può trovare per atterrare a Nord de Château - Queyras ma è rassicurante solo per metà.
Quindi una attraversata diretta è da considerare come una opzione " di lusso ", con molta quota in partenza ed un aliante molto fine.
Una soluzione ragionevole se si è scelto il percorso ad Est, consiste nell'andare verso Prachaval, poi verso il Béal, se si è abbastanza alti per restare al di sopra delle creste, che qui portano sempre, per non farsi intrappolare nel lato sbagliato rispetto St Crépin - e qui, dopo una risalita, se necessaria, guadagnare tranquillamente la zona dell'Izoard. Si allunga di pochi chilometri, ma è importante per la sicurezza, poiché si può in ogni momento ripiegare verso St Crépin se va male.
La zona dell'Izoard o del Pic de Rochebrune è molto favorevole, se l'avete raggiunta senza rischiare, qui farete presto un plafond strepitoso.
Una opzione un po' più radicale per l'Est è ugualmente possibile se le condizioni lo permettono : invece di proseguire verso Nord a partire dal Col de Vars, appoggiatevi ad Est verso Font Sancte, zona molto favorevole, e di qua solamente girate in direzione Nord, verso la " pompe à Félix ", questa, infatti, parte dalla zona del Col de Fromage, a nord del villaggio di Ceillac. Così qui vi assicurerete un rifornimento verso Rochebrune, con una efficienza su St Crépin tranquillamente assicurata.
Questa è un'alternativa più sicura dell'attraversata in diretta, ma come nei casi precedenti, dei plafond alti su Vars e poi su Font Sancte sono necessari.
Se le condizioni sono meno favorevoli, soprattutto in termini di plafond, Vi converrà prendere un percorso più classico per la parte Est della Vallée de la Durance.
Partiti al meglio dalla Crête de Vars con dei plafond classici tra i 3000 ed i 3500, dovrete rifare quota nelle immediate vicinanze di St Crépin.
L'orografia su questa zona è assai particolare: ai bordi della valle, s incontra da prima Prachaval, Lungo la cresta orientata Nord-Sud, poco favorevole al di là dell'effetto costone, si è già detto.
Poi, verso Nord, si incontrano tre creste parallele e perpendicolari alla valle, quasi alte uguali: la Serre de la Cavale, la Tête du Peyron, la Tête du Puy, da Sud a Nord. Queste creste si appoggiano ad Est su di un massiccio complesso, dominato da Sud a Nord dai picchi di Béal, di Mouriare e di Peyre Eyraute.
Individuate bene tutto questo sulla carta, dato che l'aspetto è poco invitante, soprattutto venendo da Sud, se affrontato tra i 2500 ed i 3000, perfino più bassi, se l'avvicinamento è stato poco favorevole. Qui si hanno di sovente molteplici cumuli, non tutti buoni, difficile selezionare dove poter salire: si vede bene che " si salirà ", ma è difficile sapere dove. E se si esita troppo, ci si trova rapidamente vicini ad un suolo onnipresente, ributtati verso la valle senza soluzioni alternative, Qui ci sono delle incatramate frequenti che contribuiscono alla cattiva reputazione del " buco di St Crépin ".
Se le creste danno poco e se siete più bassi, esiste tuttavia una soluzione affidabile: la Tête du Peyron. Raggiungetela al più presto. Si presenta come un enorme promontorio roccioso dalle facce ben lisce, ben assolate, che danno bene in costone e generano, anche se bassi, delle grosse termiche, a volte spostate dalla parete, e ciò facilita il loro sfruttamento. I plafond qui sono alti, permettendo di continuare verso Nord o di planare in direzione del lago dell'Ascension e la Mouriare, dove finirete di fare il pieno prima dell'ultima grande planata verso la zona di Plampinet.

 

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