Domenica 31 agosto 2003

Non apro neanche il carrello, preferisco aspettare, la manica è orizzontale stirata nel letto del vento, ogni tanto scossa da un breve tremolio, è domenica e qui a Borgo con raffiche di più di una cinquantina di chilometri, il pilota di turno tituba e dopo una prova di volo decide che non sia il caso almeno per il momento di effettuare traini, nonostante qualcuno scalpita per decollare. Oggi il caldo con un libeccio così impertinente quasi non sembra esserci ed è piacevole stare al sole a torso nudo ora accarezzati , ora investiti da folate così potenti da costringerci ad inclinarci verso il vento per contrastare questa forza e non perdere l'equilibrio.
Ieri non c'ero, ma era la stessa cosa. Mi dicono che dopo un traino disastroso, il terzo, avevano sospeso i voli, però Sandro era riuscito a partire, così apprendo che aveva fatto un volo tutto in dinamica sin oltre la Maiella al limite dell'ultima protuberanza che potesse sostenerlo.
Chissà da quanto tempo aspettava una giornata così, non fatico ad indurlo a raccontarci. Intanto con Luca e Claudio ci muoviamo verso il fondo pista in questo che oggi è solo un bellissimo prato nella luce del sole di questo ultimo giorno di questa infinita estate.
Il campo è di un colore giallo ocra, stacchiamo un paio di meline selvatiche da un albero al bordo della pista, sono dolcissime, le more invece per il troppo caldo ed il secco sono grani avvizziti ed immangiabili.
Ci spostiamo sul lato destro della pista per avere un po' d'ombra, le frasche si agitano al vento nel loro lamento caratteristico.
Arriviamo alla scarpata in fondo alla pista, ci soffermiamo ad ammirare la valle degradante verso Borgo San Lorenzo, per poi in lontananza risalire verso il Monte Morello che ci separa dalla valle di Firenze. Riattraversiamo ed entriamo nel boschetto, scendiamo al laghetto ed usciamo nei vigneti di fianco al campo che risaliamo non senza gustare qualche grano d'uva.
Sandro intanto ci dice del suo pazzo volo, un ottocento o quasi un ottocento, tutto in dinamica, praticamente senza fare mai una spirale per tratti anche di oltre cento chilometri, eppure non siamo sugli Apalachiani e ben conosciamo come sia articolato il nostro Appennino. Un volo con un vento sino ad 80 Km/h ed attraversamenti da cardiopalma, ma Sandro se non vola così non si diverte.
Rientriamo in campo dal cancello con le mani piene di pesche scelte tra quelle che sembravano cadute a terra da poco, mangiando in realtà anche qualche formica...
Alle cinque il vento è sceso a livelli accettabili anzi è quasi scomparso, e se finiva così anche ieri per Sandro? Ma è rimasto...
Finalmente ora Antonio Soffici può andare in volo, lo segue Giovanni Cirillo sul K21 e fanno così sera in una dinamichetta.
Ceniamo dal "Tonno", durante il ritorno non riesco a non pensare alla performance di Sandro, lunedì gli sollecito il file IGC e gli chiedo di scrivermi uno schema che è lo scopo di questa mia lunga chiacchierata.
Giancarlo Bresciani

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Vento forte, sole, costone

di Sandro Montemaggi

 

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Il percorso

 

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Il barogramma

 

Sabato 30 agosto il sibilo del forte vento da ovest mi sveglia e ne rimango stupito. Quella che prima era la direzione dominante sta diventando oramai una rarità ed in questo anno climatologicamente straordinario una eccezione. Perbacco mi dico, posso finalmente costonare. L'Appennino, dalla valle del Mugello in poi, è fatto per volare con venti dal secondo e terzo quadrante e, anche se mi sto rassegnando ad imparare a volare con venti provenienti dagli altri settori, niente può sostituire la magia di vento, sole e costone orientati nella giusta maniera.

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La mappa dei venti

Sono un appassionato amante di questo tipo di volo: più aumenta la distanza dal terreno e meno mi diverto, il mio idolo è l'Angelo Gritti ed io, nel mio piccolo, ne sono un emulo. Oggi per altro sono sazio di voli; nel solo mese di luglio e volando nei soli weekend, ho collezionato due voli di 800 Km, due di più di 700 Km due 600 km e due 500 km. Mi avvio in auto con calma verso Borgo San Lorenzo ma mentre guido mi viene in mente che "quelli bravi" sarebbero stati in volo dall'alba se fossimo sulle Alpi o sulle Ande. Molte volte ho pensato che partendo dalla mia base sia possibile arrivare almeno a Celano senza fare una spirale. Nel corso degli anni ho fatto in dinamica tutti i costoni che mi consentirebbero di coprire il percorso, ho insomma tutti i tasselli del puzzle, devo solo ricomporlo. Istintivamente pigio sull'acceleratore. Per quanto in ritardo su qualsiasi tabella di marcia seria quando arrivo in campo non c'è nessuno neanche per montare l'aliante. Solo l'arrivo di Antonio Soffici mi consente di montare il mio Discus 2a e fare 120 litri di acqua. Dal momento che il trainatore non giunge prima delle 11,30, riesco ad essere in volo solo a mezzogiorno.

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In uscita dalla Valle del Mugello verso sud sud-est

Sui costoni a Nord del campo ci sono cumuli formati e belli che fischiano via ad una velocità insolita che, una volta staccatomi a 700 m. dal traino, il mio Zander indica di 85 km/h da 240°-260°. Salgo bene facendo delle S dal momento che anche gli otto non sono adatti, provo a chiudere l'ascendenza ma immancabilmente con il vento in coda si sprofonda, bene niente termiche classiche (sarà così per tutto il volo). Arrivo alla base dei rari cumuli a circa 1700 m. QNH (Borgo è a 290 m. slm)e comunicandolo a Tonino Mura, subito dopo di me al decollo, scopro che si è sganciato dal Morane per la troppa turbolenza ed il suo volo è finito così. Passo sul pilone di Ronta e parto. Il Mugello scorre via in un attimo con quaranta chilometri di vento a favore ed alla "pipeline"(l'oleodotto che costeggia tutti i crinali che portano al Casentino) decido di non fare i costoni bassi del monte Campaccio, rotta classica anche bassi, ma di proseguire oltre il passo del Muraglione (un azzardo notevole se non si ha quota, perché si arriva immediatamente sotto il Falterona senza poterlo scavalcare ad est e bisogna andare controvento e sottovento verso costoni già alti).

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Al Falterona guardando verso sud sud-est con tutto il tracciato del volo

Dati i 1800 m. QNH non ho problemi e passo sui crinali ad ovest poco prima della cima proseguendo filato verso la Val Tiberina. Le montagne ad ovest di S.Sepolcro diminuiscono di quota andando verso sud est fino a scomparire in una serie di collinette, bisogna perciò fare la massima quota finché c'è dinamica per poi puntare il Monte Nerone una ventina di km ad est;

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All'uscita del Casentino dopo l'Alpe di Catenaia

il passaggio fa una certa impressione perché di solito non si è mai alti e la zona è inatterrabile, ma il vento a favore e i pendii ripidi e ben orientati (leggi: fede nella dinamica) che si prospettano in lontananza fanno il resto. Piuttosto il problema si fa molto più tecnico, è una delle chiavi di volta di questo volo insieme al rientro in Casentino, quando bisogna tornare indietro: vento contrario forte, quota mai altissima, costoni non entusiasmanti, niente atterrabilità... Tutto funziona a meraviglia e raggiungo il Monte Cucco e poi Gualdo Tadino velocemente.

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A Gualdo Tadino

Sono sceso però sui 1300, ma decido di non fermarmi commettendo un errore perché la Val Topina non è una meraviglia. Se qualcuno pensasse di passare da Col Fiorito forse sarebbe possibile, come pure forse prendere i Sibillini alla altezza del Cucco, mi sembrano vicini, ma considerando le quote si rischia a mio avviso di perdere troppo tempo.

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Nello sfondo sulla destra la Valle di Foligno ed oltre quella di Rieti

Arrivo a Foligno sempre perdendo quota e mi ritrovo a 1000 metri troppo basso per lavorare sui costoni migliori; provo a salire all'altezza di Trevi ma senza molto successo dandomi del bischero,

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Il punto basso a Foligno

finalmente girato il Serano per andare verso Forca di Cerro, trovo da rifare quota sufficiente per entrare in Valnerina.
Faccio il Coscerno ed il Civitella all'altezza cresta ma non c'è molto da entusiasmarsi.

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Al traverso di Arrone

Tutta la Valnerina è una delusione così che passo i secondi fili dell'alta tensione e i collinini quasi al pelo, soltanto che non devo atterrare a Rieti...
Punto Poggio Bustone e sul versante sud ovest salgo bene solo fino alla sommità; proseguo verso il Terminillo

 

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Dopo aver passato il Terminillo

sempre più deluso e non riesco, nonostante provi, a fare una bella quota per planare sopra al Nuria. Nella valle di Rieti ci sono solo dei piccoli straccio cumuli a non più di 1800 m. QNH solo sui crinali ed anche avanti sembra la stessa cosa, non vedo e non sento nessuno sulla 123.37 dove cerco di contattare Bruttini per avere informazioni, faccio diverse chiamate dove mi sembra di essere la particella di sodio dell'acqua Lete (C'è qualcuno?..uh uh..? vedo). Arrivo così alla Lama di coltello a livello cresta dove finalmente facendo delle esse salgo fino a 1900, non una quota

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Alla Lama di Coltello

reatina ma sufficiente da consentirmi di filare tranquillo verso i costoni soliti prima di Borgorose che stavolta funzionano a meraviglia. Ho una media sul percorso volato di 137 km/h nonostante qualche errore e mi sento soddisfatto. Mi frulla nella mente da un pezzo, dalla partenza a dire il vero, l'idea di poter fare la Val Roveto fino a Castel San Vincenzo per poi planare fino al Matese,

alla seconda parte

 

 

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