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ma non ho grande esperienza a proposito e pur convinto di poterlo fare senza problemi all'andata ho i miei dubbi per il ritorno, devo approfondire la mia esperienza chiedendo anche ad altri (Angelo, Marco Pronzati, Luca Urbani... ecc.). Arrivo al Velino alla stessa quota della croce e mi pongo il problema di proseguire verso Celano perché qui il crinale devia ad est ed il vento no... Comunque tutto fila liscio e non perdo granché fino a Celano tanto da decidere di puntare il Sirente che mi pare meglio orientato. Il panorama, visto tantissime volte, non finisce di stupirmi per la bellezza, non c'è un cumulo a pagarlo oro e tutto è così abbagliante. Guardo la Maiella e non resisto all'idea di costonarla (per me il posto più bello che conosco eh Angelo!?).

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La valle di Avezzano

Il Sirente mi da poco o nulla, punto allora a 90° diritto il Morrone poco dopo la spaccatura di Popoli e poco prima di arrivarci becco un cinque metri per qualche minuto che mi porta di nuovo in cresta.
Qui tutto è come previsto e vado avanti salendo costantemente andando dritto fino alla fine, dove, deviando di altri novanta gradi, punto la Maiella. Ci arrivo che sono più o meno a 1800 m. là dove finisce il verde degli alberi ed inizia la roccia che mi sovrasta per qualche centinaio di metri, metri che salgo in un attimo (dal tracciato logger sembra una cabrata) spinto da una fantastica

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Alla Maiella

dinamica per tutto il pendio. Decido di fare tutto il costone anche dalla parte est solo per la bellezza della cosa e così facendo raggiungo i 3000 m. QNH che mi permettono di arrivare al gradino di Rivisondoli. Sono le tre ed ho mantenuto una bella media ma ora inizia il tratto controvento. Rifaccio quasi la stessa strada anche se ho perduto settecento metri per questi pochi chilometri tutti in discendenza. Ho visto cumuli su tutta la cresta della Val Roveto e del Matese anche se appena sopra di essa, chissà se in futuro partendo presto non possa fare questa strada. Sono alto e sebbene mi preoccupi passare i costoni dopo Popoli continuo a non perdere quota anzi a trovare ancora ascendenza. Devo decidere se passare da Navelli, rischiando di finire basso per poi cercare di risalire ad Assergi o provare a fare il giro più alto da Campo Imperatore; è evidente che qui l'orientamento non è ideale e la distanza dal terreno così bassa che si può rischiare di rimanere intrappolati a 2000 m. (vero Secomandi?) se va bene però è una meraviglia. Scelgo quest'ultima strada e la cosa funziona esattamente come previsto,

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Iniziando il ritorno così appare il panorama

non benissimo, ma abbastanza bene da godermi queste immense rocce a volo radente ed appagarmi di un volo che sto considerando come un piacere e non come una performance. Non manca anche il brivido quando devo riguadagnare il pendio davanti alla funivia con un sottovento bestiale che nonostante le poche centinaia di metri che devo percorrere mi fanno temere il peggio:

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Campo Imperatore ed il Gran Sasso

passo l'edificio che sono basso come un trifoglio (non più di 30 metri). Il primo tratto sopravento non funziona a dovere ma poi risalgo in cresta e mi avvio verso Campotosto (la prossima volta meglio tagliare prima..). Il Gorzano non ha storia

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Verso il Gorzano dopo il lago di Campotosto

ed arrivo al Vettore a 1800 m. QNH con il solito crinale che non tradisce e mi regala ancora i 2500 m. QNH.
Mi porto ancora avanti cercando i cumuli che, presenti in abbondanza, mi indichino il letto del vento per poter planare in sicurezza verso Gualdo. Trovata la strada è tirando sotto la base di uno di questi che al davanti entro in un laminare a 4 m/sec, é evidente la finestra d'onda tra i cumuli e decido, finché c'è un valore forte, di sfruttarla. Una volta, in condizioni simili, avevo agganciato il laminare proprio dove più serviva: al Nerone. Avevo interrotto la salita a 4300 m. per rientrare in tranquillità a casa. Oggi però raggiungo solo i 3500


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A 3500 metri

decidendo di mollare il valore che diminuisce ed avendo l'impressione di dover comunque ritornare sotto lo strato di nubi. A Gualdo tiro fuori i diruttori e ritorno sotto i 2200 m. planando veloce sottocumulo perdendo però rapidamente quota.

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Il terreno si abbassa andando verso San Sepolcro

 

alla terza parte

 

 

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